2010/09/26

ci vedo, dunque scrivo, vino, bevo, vendemmio

dopo un buon mesetto di vista annebbiata da una sacca di siero dietro la retina (se ne è andata per fortuna da sola) riprendo la scrittura su questo blog che ho veramente trattato male negli ultimi tempi. Ho dato sicuramente più spazio alla vanga (anche se in verità nel nostro orto della Giudecca non la uso da tempo) e comunque ho approfondito di più le attività pratiche.
Oggi è stato giorno di vendemmia con i compagni di spiazziverdi e con gli amici-colleghi dell'associazione "Laguna nel Bicchiere le Vigne Ritrovate". Abbiamo vendemmiato il rosso-mix alle Zitelle, abbiamo caricato tutto in barca e siamo andati in cimitero! Sembra strano ma è così, anche in cimitero, all'isola di S. Michele e più precisamente nel convento dove fino a qualche anno fa c'erano i francescani c'è un orto con vigna e soprattutto una cantina degna del suo nome.
Abbiamo pigiato a mano (con i piedi), mangiando e bevendo tutti insieme, una vera festa insomma. Se il vino è come quello dell'anno scorso sarà sicuramente un buon bere, uve trattate biologicamente, no solfiti, un vino ruspante che sa proprio di sale, di sole, di storia millenaria.
Alla prossima

2010/02/06

brunetta in vaporetto blog


Brunetta ha pensato bene di tappezzare Venezia con le sue foto, i bidoni delle scoasse e anche tutti i pontili dei vaporetti.
Dato che ho sempre con me la macchina fotografica ho iniziato ad immortalare lo statista e le modifiche che quelli che aspettano il battello fanno alle sue foto...
la raccolta è iniziata, vai qui, ho creato un bloggetto riservato a lui

2010/01/12

Il cibo e l'ospedale


Sono seduto su un letto d'ospedale, fra un po' mi operano, una sciocchezza ma è comunque un'operazione. Inizio a pensare.

A pranzo mi daranno un panino al formaggio (crescenza, sarò già senza denti?) e uno al prosciutto (non definito ma ipotizzo cotto).
Anche quando è stato ricoverato Noè pensavo al cibo dell'ospedale, aveva una gastroenterite e gli davano da mangiare purè e formaggio (e non credo faccia molto bene in quelle condizioni!).


Ormai siamo quasi tutti d'accordo che la prima medicina è il cibo ma solo negli ospedali non se ne rendono ancora conto. E' una questione di budget? Costerà molto dare un pasto con dei prodotti di qualità cucinati con maestria e presentati in modo fantasioso?

Forse i medici credono troppo nelle medicine e meno nella medicina, intesa come cura della persone nella sua complessità.

Vi immaginate se i migliori cuochi lavorassero negli ospedali? Forse oltre a soddisfare i palati dei commensali diventerebbero dei veri e propri "guaritori"; troppo sovversivo.
Una dieta fatta su misura per il paziente già dal suo primo giorno di ricovero potrebbe essere, nei casi di "ignoranza alimentare", un'introduzione ad una successiva pratica quotidiana di ben-vivere. Si potrebbero impegnare le noiose giornate di degenza per seguire corsi di "educazione al gusto".

Ogni reparto avrebbe una sala da pranzo modello trattoria dove il momento del cibo diventa luogo di scambio e la cucina oggetto di condivisione e discussione, "ottimo questo minestrone di riso e ortiche signora Vianello", "non le pare che questo tempura di fiori di finocchio sia un po' salato signora Paolini?"
Cucina a vista, come nei moderni ristoranti, così da poter essere un esempio permanente per pazienti ma anche per chi lavora in ospedale.

In corridoio, un tavolo con tutte le tisane possibili e immaginabili, con libri sull'argomento, seminari quotidiani di fitoterapia e visite guidate all'orto botanico dell'ospedale.

Oltre ai medici e agli infermieri ci sarebbero i giardinieri-ortolani che curano un grande orto-giardino (è quello che già si potrebbe fare nei dintorni dell'avveniristico ospedale di Venezia, in Terraferma).
Una parte di spazio per le piante aromatiche da trasformare in un laboratorio fitoterapico interno (distillati, principi attivi, creme, ecc), una parte a giardino dei profumi in un percorso emozionale, una parte, la più estesa, a orto-giardino sinergico che detta ai cuochi una dieta strettamente stagionale.

Le caratteristiche dell'hortus conclusus convenzionale andrebbero elaborate ed attualizzate, oltre alle pergole di vite anche altre di kiwi, rosa canina e altri frutti e fiori edibili (vedi plants for a future).

Un grande pollaio per avere uova fresche di qualità, una vasca per il pesce e una per le alghe.

Nei sotterranei, grotte artificiali per la coltivazione dei funghi e fondamentale, colture di germogli.
All'interno dell'ospedale tutte le finestre potranno servire da supporto per l'installazione di sistemi idroponici verticali, tetti verdi coltivati, facciate esposte al sole con orti-giardini verticali.

Ma che anestesia mi hanno fatto? Datemene ancora un po', grazie.

2009/12/30

appunti sparseggianti

In questi giorni di ritagli e di copia incolla mi lascio guidare dalla sorte e trascrivo frasi sparse, citazioni, link.............

la
resilienza (in psicologia) viene vista come la capacità dell'uomo di affrontare e superare le avversità della vita.

Il ritorno energetico sull'investimento energetico, più comunemente noto come EROEI (o EROI), acronimo inglese di Energy Returned On Energy Invested (o Energy Return On Investment) ovvero energia ricavata su energia consumata, è un coefficiente che riferito a una data fonte di energia ne indica la sua convenienza in termini di resa energetica.

Biosphere della Philips

Quando mieterete il raccolto dei vostri campi, non mietete il campo fino ai margini, non raccattate le spighe rimaste dopo la mietitura, ma lasciatele per il povero e per il forestiero (Levitico, 23, 22)

Alghe in città:
progetto di
Höweler + Yoon Architecture e Squared Design Lab per la città di Boston. Ecopod per coltivare microalghe sulla facciata di un vecchio grattacielo di Boston

www.zerofootprint.net fondata da Ron Dembo, organizzazione che ha prodotto un software che misura l'impronta ecologica in temporeale e trasforma i consumi in carbon credits.

Nemo, il battello a idrogeno di Amsterdam

il water che separa cacca e pipì

2009/06/26

l'orto-giardino condominiale

Sono qui da un anno ormai. Ho iniziato una lenta trasformazione del mio fazzoletto di terra (3mq) e pietra (altri 30mq). Il percorso è lungo ma ho iniziato a raccoglierne i frutti (cicoria a volontà, insalate, fragole, more e tutte le erbe aromatiche), non mi sono concentrato a pieno perchè ero impegnato sul fronte ben più impegnativo del nostro orto collettivo alla Giudecca che di frutti ne sta dando a dismisura (vedi spiazziverdi).
Voglio iniziare un percorso di avvicinamento alla parte di terra che sta dall'altra parte, che vedo dalla finestra della cucina; è una zona ostica, l'ho osservata a lungo, mi ci fermo, annuso le rose, tocco la terra, ma è un "non luogo" una zona franca che, come in molti casi non dovrebbe appartenere a nessuno, per lo status quo.
Il lavoro che mi attente è quello di coltivare l'essere umano, me stesso, la mia famiglia, i miei vicini di casa che non voglio chiamare condomini.
Si tratta di ribaltare la situazione e trasformare un luogo di nessuno tramutandolo in una terra di tutti. Per ora ci sono rose, rampicanti e non, un'edera, ortensie, oleandri, no comment.
Sotto le piante ci sta il prato, in ombra da un lato dell'edificio (stenta quindi a crescere), al sole a picco dall'altro (si secca).
C'è un giardiniere, che ogni tanto viene a tagliare quella poca erba e a potare le piante, riempie quattro o cinque sacchi di immondizia (che butta nel bidone) e sparge un po' di concime (chimico), dove pensa serva.

Ho molte idee in proposito.

COSA NON C'E'
una compostiera dove buttare gli scarti organici.
uno spazio comune, libero, dove mettere una sedia, uno sdraio, un tavolo per stare da soli o in compagnia.

COSA C'E'
un gruppetto di persone che si occupa di annaffiare nei periodi di secco (mea culpa non l'ho mai fatto, mi ha sempre preceduto qualcun'altro, ma si sa, non sono proprio un fulmine e credo fermamente nella selezione naturale).

COSA SI POTREBBE DIRE, FARE, LETTERA, TESTAMENTO
La prima cosa credo sia quella di trovarci una prima volta ed osservare, annusare, guardare il sole, sentire la terra.

COSA FAREI
Aspetterei l'autunno e mentre aspetto continuerei ad osservare.
Poi sposterei le rose e le metterei in grandi vasi su ruote, in modo da poterle portare in giro e scoprire il luogo che più amano (un piccolo giardino di rose).
Vangherei il terreno, porterei della nuova terra e rialzerei tutto di almeno venti centimetri.
nella parte più grande ma ombreggiata pianterei le prime piante perenni, un mandorlo, more, lamponi, ribes, uvaspina, kiwi, salvia, rosmarino e altro ancora.

nella parte più piccola e soleggiata qualche pianta di vite (da tavola e da marmellata), un anice stellato (Illicium Verum) alcune piante di limone (forse anche 6) su grossi vasi su ruote che si possono ricoverare in atrio d'inverno e tutte le aromatiche perenni.

l'inverno riposerei e pianterei qualcosetta, ancora da decidere.

la primavera è tempo di annuali, fiori che si mescolano a verdure in un intrico di profumi e colori.

per ora è tutto, alla prossima.



plants for a future

2009/03/27

Eppur si vanga!














Ho tralasciato clamorosamente il mio blog personale per passare a quello collettivo di spiazziverdi, quindi i miei pochi lettori mi avranno dato sicuramente per desaparecido. Eppure le mani sono sporche di terra, come si vede dall'immagine a fianco. Abbiamo preparato la prima spirale e ci accingiamo a preparne un'altra in un orto in continua espansione! Duro lavoro, la gramigna si era adattata perfettamente al prato.

P.S. stiamo cercando disperatamente semi da piantare in ortooooooooooooooo

2009/01/14

spiazziverdi

Non sono finito sott'acqua ma l'abbiamo scampata bella, dopo un mese di silenzio si risente la mia voce ma ne è passata di acqua sotto i ponti;
l'ortolano non è più solo, le ife fungine sotterranee che univano i vari cuori verdi stanno bucando lo strato superficiale, è nato da poco spiazziverdi che sta diventando la sperimentazione virtuale di un gruppo di ortolani di laguna "in erba".
Lunedì alla prima riunione mangereccia eravamo già una decina, abbiamo accordato le nostre intenzioni, abbiamo capito che non abbiamo solo bisogno di piantare e raccogliere frutta e verdura ma sentiamo invece la necessità di riappropriarci di luoghi che si sono via via spersonalizzati, colonizzati da giardinieri dal cuore di ghiaccio e da sempreverdi sempremorti.

Stiamo iniziando a guardare la nostra città sotto un altro aspetto, all'erta, annusando la presenza di giardini abbandonati oltre un muro troppo alto, studiando vecchie mappe, scartabellando in biblioteca per trovare le antiche tecniche che nei secoli avevano prodotto migliaia di orti-giardini che erano l'invidia dei viaggiatori che approdavano in città; fino alla scoperta dell'America Venezia aveva i più forniti orti botanici d'Europa e le pozioni miracolose venivano esportate in ogni mercato.
Nel nostro piccolo vogliamo riportare in vita questi semi sopiti ma anche e soprattutto vedere le stagioni cambiare, abbattere porte che danno su giardini privati non vissuti, piantare semi sulle cacche dei cani, ficcare terra negli interstizi fra i mattoni e i masegni, lanciare palle di argilla oltre le inferriate, abbandonare vasetti-sorpresa sui tavolini dei bar, raccogliere alghe giapponesi per farne concime,
e molto altro ancora

2008/12/02

orto d'acqua alta


Come si vede dalla foto, ma questo era solo all'inizio, il nostro orticello è andato sotto (la casa fortunatamente no!), di circa dieci centimetri. Non si può parlare di acqua benefica, è stato un putridume che arrivava da un buco nel muro di cinta che dà sulla calle e dal pozzetto (nella foto in parte al mio piede destro).
Ciò significa che tutto quello che è direttamente in terra non me lo mangerò proprio (un sacco di piante di insalata, qualche pianta di broccolo, un paio di cavolfiori e di peperoncini che avevo lasciato ancora crescere e maturare. Il resto, i vasi, sono stati alzati a livello di sicurezza e quindi salvi dalla cloaca che si è scaricata sul nostro "appezzamento".
Tutte queste piante, che hanno assorbito non so cosa (cacca veneziana? detersivi? sostanze chimiche e organiche varie..) li lascio in terra e li lascerò andare a seme, sicuramente con tutto quello che hanno assorbito non verranno attaccate dai parassiti che se le schiferanno proprio.
Le due viti (la passerina e la meraviglia) non le estirpo di sicuro, magari il prossimo anno non avranno bisogno di nessun trattamento contro l'oidio, un po' di sale misto merda veneziana forse è meglio della poltiglia bordolese!

2008/11/29

cavolaia fuori stagione


Ci ho dato fisso in quest'autunno caldo, avrò ucciso minimo qualche centinaio di bruchi per 10 piante fra cavolfiori, broccoli e verze, ed è stato un lavoro improbo, diciamo che siamo andati pari patta, io ho dovuto sopprimerli, qualcuno l'ho lanciato dai vicini (ops!) che non hanno verdure, un paio ho deciso di graziarli; ho preso un vasetto, ci ho messo qualche foglia di verza e li ho rinchiusi. La temperatura del mio riscaldamento condominiale le ha purtroppo ingannate, eccole qui tutte e due che girano per casa alla ricerca di cavoli freschi su cui deporre le uova, non mi sfuggirete, siete in trappola.